Quest'anno vogliamo affrontare il tema delle connessioni tra economia e comunità solidali, ossia l'importanza di coniugare i processi economici con le attività sociali delle nostre comunità.
Non c'è dubbio che tenere separate le questioni economiche (lo sviluppo, l'innovazione tecnologica, il lavoro, i redditi e i consumi, la finanza) dai principi sociali (la solidarietà, il bene comune, la giustizia, l'equità) abbia sempre meno senso in una società le cui connessioni si sono moltiplicate e velocizzate a livello di spazio, di tempo, e di luoghi.
Se questa affermazione può essere accettata a livello concettuale, nella pratica non riusciamo ancora a realizzarla, chiusi come siamo in rigidi compartimenti stagni. Serve quindi cambiare strategia, e ancor di più cambiare le strutture di questa società e la mentalità degli uomini che queste strutture hanno creato (e che sono sempre pronti a ricreare secondo vecchi schemi del passato).
Per fare tutto ciò è assolutamente necessaria la collaborazione e la cooperazione tra soggetti diversi, affinchè si mettano in gioco per costruire reti e relazioni stabili fra di loro. E' certamente difficile e complesso far partire tavoli di lavoro comune, condividere iniziative esistenti, progettare nuovi spazi insieme, coniugare competenze diverse, scambiarsi informazioni e saperi tra operatori sociali e operatori economici.
Anzi, la rappresentanza di interessi diversi, talora apparentemente contrapposti, finisce per generare anche conflitti. "In questo caso – ci dice Papa Francesco – il conflitto non può essere ignorato o dissimulato; deve essere accettato. Ma se rimaniamo intrappolati in esso, perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata.
Per questo è necessario postulare un principio che è indispensabile per costruire l’amicizia sociale: l’unità è superiore al conflitto. La solidarietà, intesa nel suo significato più profondo e di sfida, diventa così uno stile di costruzione della storia, un ambito vitale dove i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere una pluriforme unità che genera nuova vita.” (E.G. 226 e 228)
Quindi è necessario il contributo di tutti per andare oltre il conflitto, per costruire comunità solidali che fanno della condivisione di percorsi e della realizzazione di attività comuni la loro priorità. “E’ tempo di sapere come progettare, in una cultura che privilegi il dialogo come forma d’incontro, la ricerca di consenso e di accordi, senza però separarla dalla preoccupazione per una società giusta, capace di memoria e senza esclusioni. L’autore principale, il soggetto storico di questo processo, è la gente e la sua cultura, non una classe, una frazione, un gruppo, un’élite. Non abbiamo bisogno di un progetto di pochi indirizzato a pochi, o di una minoranza illuminata o testimoniale che si appropri di un sentimento collettivo. Si tratta di un accordo per vivere insieme, di un patto sociale e culturale.” (E.G. 239).